CAMPAGNA:
"CHINA BEAR RESCUE"
La campagna CHINA BEAR RESCUE è stata avviata
da alcuni anni dall'associazione Animalsasia Foundation (AAF) che
ha sede ad Hong Kong, ad oggi l'associazione grazie ai numerosi interventi
sul territorio ha salvato centinaia di orsi detenuti in condizioni
allucinanti nelle cosiddette FATTORIE DELLA BILE.
Per saperne di più su questa incredibile e crudele attività,
riportiamo di seguito un documento del Gruppo di supporto italiano
di AAF
SITI DI RIFERIMENTO
www.animalsasia.org
- Sito ufficiale di AAF
www.animalsasia.it
- versione italiana del sito
Per ricevere aggiornamenti via e-mail sulle attività di liberazione
degli orsi di AAF:
http://www.animalsasia.org/index.php?module=64&menupos=5&lg=it
Contatti Gruppo di supporto italiano: [email protected]
GLI ORSI DELLE FATTORIE
Orso chiuso dentro una gabbia, vi rimmarrà
tutta la vita senza mai uscire
Esistono luoghi chiamati “Fattorie della bile” dove circa
10.000 orsi sono tenuti prigionieri. In questi posti, un orso conduce
la sua sventurata esistenza collocato orizzontalmente in una gabbia
strettissima e resta immobilizzato in questa posizione, che deforma
le sue ossa, per 15 / 20 anni. Nel suo addome viene impiantato un
catetere da cui per due volte al giorno si procede alla mungitura
della bile, operazione che provoca nell’orso inimmaginabili
sofferenze. La ferita nel suo addome si infetta con molta frequenza,
così come si infettano le ferite dovute alle automutilazioni
che l’orso si infligge, nel disperato tentativo di suicidarsi.
La sua tempra forte, tuttavia, lo costringe a rimanere in vita in
questa condizione per anni ed anni, fino a quando la sua cistifellea
non produce più bile. A questo punto i suoi aguzzini decidono
di porre misericordiosamente fine a questo strazio, ma non senza avere
compiuto l’ultima brutalità: amputargli le zampe quando
è ancora in vita, per conservarne il potere curativo. Solo
allora la morte arriva per dare un po’ di pace e di riposo a
questa martoriata creatura.
Questa descrizione, che può sembrare il frutto della fantasia
di una mente sadica e perversa, è in realtà ciò
che avviene quotidianamente in Cina, in Vietnam ed in Corea dove la
bile d’orso è considerata un farmaco, della medicina
tradizionale orientale, con proprietà antinfiammatorie.
La sperimentazione scientifica ha dimostrato che esistono almeno una
cinquantina di estratti d’erbe che hanno i medesimi effetti
curativi. Inoltre, poiché al momento di bile se ne produce
più di quanto venga richiesta, gran parte di questo materiale
viene utilizzato per produrre shampoo, lozioni, prodotti afrodisiaci
e candele profumate.
Il salvataggio
La storia del salvataggio degli orsi inizia nel
1993, quando una coraggiosa donna inglese di nome Jill Robinson
si recò a visitare uno di questi luoghi conosciuti appunto
come “fattorie della bile”. Mentre il proprietario del
posto, mostrava orgoglioso ai visitatori la preziosa sostanza terapeutica,
Jill si allontanò dal gruppo per scendere nel seminterrato
dove si trovavano gli orsi.
Una volta abituata alla oscurità, lo spettacolo che apparve
ai suoi occhi, fu tremendo: una ventina di orsi erano imprigionati
in strettissime gabbie simili a bare.
"Avevano il corpo pieno di piaghe e un catetere infilzato nell'addome:
alcuni, resi pazzi dal dolore, sbattevano il cranio contro le gabbie
fino a procurarsi orribili ferite; altri, si erano spaccati i denti
mordendo il ferro. Dalle sbarre vidi spuntare una zampa gigantesca
e, inconsapevole dei rischi che correvo, volli toccarla. Allungai
la mano, l'orso me la strinse dolcemente. Allora gli promisi che
sarei tornata e che l'avrei salvato."
da La Repubblica “ Nei lager degli orsi” di P. Del
Re.
Da quel giorno, Jill Robinson ha dedicato tutta la sua esistenza
al salvataggio degli orsi delle fattorie. Ha costituito un’associazione
che prende il nome di Anmals Asia Foudation (AAF) e si è
battuta con tutte le sue forze per mantenere fede alla sua promessa.
Nel giugno del 2000, dopo 7 anni di faticosi negoziati, AAF ed il
China Wildlife Conservation Association sono finalmente giunti ad
un accordo con le autorità cinesi: liberare 500 orsi e non
rilasciare nuove licenze per l’apertura di altre fattorie.
In questo momento gli orsi liberati sono 198. Sicuramente è
un numero minimo se si pensa che in Cina si contano circa 7.000
orsi ancora
prigionieri e la quota arriva a 10.000 se si includono anche quelli
del Vietnam e della Corea. Tuttavia il lavoro di AAF è incessante.
Gli orsi portati via dalle fattorie, sono trasportati in un luogo,
situato a Chengdù, detto Santuario dove arrivano in condizioni
pietose. Necessitano di costosissime cure e ognuno di loro deve
essere operato per estrarre il catetere impiantato nell’ addome.
Una volta risolti i problemi fisici più urgenti, è
necessario sottoporli ad una riabilitazione fisica per ridurre i
danni provocati da anni ed anni d’immobilità. Tuttavia
il miracolo più grande che l’equipe di AAF è
in grado di compiere è quello di ridare loro la gioia di
vivere e la fiducia nell’essere umano e questa impresa appare
tanto più ardua se si pensa che gli orsi arrivano al Santuario
mostrando atteggiamenti psicotici con movimenti stereotipati (molti
di loro passano tutta la giornata a sbattere la testa sulle sbarre
della gabbia) e comportamenti autolesionisti e suicidari (divorano
le loro stesse zampe o si estraggono gli intestini dall’addome).
AAF riesce a realizzare tutto questo unicamente grazie alle donazioni.
In tutto il mondo si vanno costituendo “support groups”
che organizzano eventi e manifestazioni di vario genere allo scopo
di raccogliere fondi, sensibilizzare ed informare la gente.
Finalmente anche in Italia sta nascendo un “support group”
per conto di Animals Asia Foudation.
Ma non è possibile guardare all’Asia con orrore e chiudere
gli occhi su tutti i massacri, le crudeltà ed i maltrattamenti
che ogni giorno anche nella nostra “sensibilissima”
Italia vengono perpetuati ai danni degli animali. Quindi gli orsi
delle fattorie devono diventare il punto di partenza doloroso e
straziante per una riflessione profonda e critica sulla modalità
con cui tutta la così detta “società civile”,
gestisce il dominio e l’ utilizzo indiscriminato del mondo
animale.
Il sito di Jill Robinson www.animalsasia.org
descrive dettagliatamente le attività dell’associazione
ed il modo in cui è possibile sostenerla.
Se desideri ulteriori informazioni sulle attività di AAF
e del soupport group italiano scrivi a:[email protected]
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documento con testo e fotografie in formato .doc
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