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I NEMICI DEGLI ANIMALI

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LA CHIESA
LE CONTRADDIZIONI DEI FRANCESCANI


fonte: www.ilsettimanaledipadrepio.it/an02nr39/pianetareligione1main.htm

LE CONTRADDIZIONI DELL'ANIMALISMO
di Corrado Gnerre

Quando si perde la bussola, c’è il rischio di andare da una parte all’altra senza accorgersene. Quando si perde la verità, si affoga non in uno solo, ma in tanti errori, anche molto diversi tra loro, ma che nascono tutti dalla stessa causa: la perdita della verità.
La modernità nacque sulla pretesa di «divinizzare» l’uomo, di renderlo fondamento di tutto. Questo non solo non si è avverato, ma, nella post-modernità, l’uomo si è perduto in un magma indistinto dove ogni specie animale è ritenuta a lui uguale.

Le convinzioni «animaliste» ormai sono tanto diffuse che chi parla ancora di superiorità dell’uomo sugli animali viene guardato - paradossalmente - come un «animale raro». Anche se poi sono pochi quelli che hanno il coraggio di disdegnare il panino con la mortadella. D’altronde lo sport dell’ «armiamoci e partite» è sempre quello più praticato!

Ebbene, chi legge un po’di filosofia sa che c’è un pensatore contemporaneo, l’australiano Peter Singer, che è il più famoso sostenitore dell’animalismo. I suoi libri sono stati tradotti anche in italiano. Vediamo un po’ cosa dice costui.

Prima di tutto, in nome dell’animalismo, Singer rifiuta lo specismo. Se il primo (l’animalismo) è la convinzione secondo cui uomo e animali hanno la stessa dignità, il secondo (lo specismo) è appunto la convinzione della superiorità della specie umana sugli animali.

Singer divenne famoso con un libro il cui titolo è tutto un programma, Liberazione animale, dove arrivò a paragonare lo specismo al razzismo. Il fondamento filosofico del suo pensiero è l’utilitarismo, cioè la giustezza di un’azione si misura dalle sue conseguenze. è giusta se causa minor dolore, prendendo, però, in considerazione non solo l’uomo, ma tutti gli esseri senzienti che vi sono coinvolti. E infatti Jeremy Bentham, padre dell’utilitarismo filosofico, nel suo Introduzione ai principi della morale e della legislazione, scrive a proposito degli animali: «Il problema non è: “possono ragionare?”, e neppure: “possono parlare?” bensì: “possono soffrire?”». Per Singer e l’animalismo ciò che conta non è la ragione ma solo la sensazione. Così, se un essere - razionale o meno non ha importanza - soffre, non c’è nulla che possa giustificare il rifiuto di prendere in considerazione una tale sofferenza.

Anche in Italia c’è qualcuno che sembra fare eco alle tesi del filosofo australiano. Salvatore Veca nel suo Etica e Politica scrive: «[...] il contenuto minimo di una tesi a favore dell’uguaglianza degli esseri umani (si può ridurre alla) loro capacità di provare sofferenza o felicità, (oppure di) desiderare». Si pensi anche a Sebastiano Maffettone con la sua concezione di integrità come condizione necessaria perchè la persona sia. Un animale che è nella sua integrità può avere più dignità rispetto ad un essere umano malformato o in coma.

Torniamo a Peter Singer. Questo tipo di ragionare porta il filosofo australiano a considerare lecito non solo l’aborto ma anche l’eutanasia attiva di neonati malformati. Così scrive in Etica pratica: «Scimmie, cani, gatti, e perfino topi e ratti, sono più intelligenti, più consapevoli di quanto accade loro, più sensibili al dolore e così via, di molti umani cerebro-lesi, degenti nelle corsie di ospedali o in altre istituzioni. Non sembrano esistere caratteristiche moralmente rilevanti che questi umani posseggano e di cui manchino gli animali. [...] E così, sembra che sia più grave uccidere, per esempio, uno scimpanzè, piuttosto che un essere umano gravemente menomato che non è una persona. [...] la nostra attuale protezione assoluta della vita degli infanti è un atteggiamento ebraico-cristiano piuttosto che un valore etico universale. [In altre civiltà] l’infanticidio non solo era permesso, ma, in certe circostanze, considerato moralmente obbligatorio». Tutte queste tesi hanno reso Singer molto popolare. Ma c’è anche chi si è fatto sentire nelle sue proteste. Liberazione animale ha venduto sì, mezzo milione di copie, ma si sono dovuti annullare molti convegni in vari Paesi per l’opposizione (molto saggia!) di chi ha dichiarato Singer un nazista.
Vediamo adesso di fare qualche considerazione.

Prima di tutto, questo tipo di pensiero non è completamente nuovo. Già sant’Agostino nel De quantitate animae dovette confutare l’animalismo, allora di stampo gnostico. Oggi, con un evidente ritorno di visioni panteistiche tanto di stampo neopagano quanto orientale, questo pensiero ha trovato un indiscusso terreno fertile su cui attecchire. Anche i teorici contemporanei dell’anarchia si richiamano all’animalismo. La loro è una visione del mondo come processo rivoluzionario di «liberazione» della natura dal dominio dell’uomo. Solo così si realizzerà la vera democrazia, cioè quello che chiamano «uguaglianza anarchica nella biosfera». Insomma, devono essere eliminate tutte le gerarchie, anche quella dell’uomo sugli animali!
Seconda considerazione: la filosofia, qualsiasi essa sia, deve essere provata nella logica del buon senso. Le teorie possono anche avere un loro fascino, ma poi nella realtà delle cose spesso fanno emergere grandi contraddizioni. E l’ animalismo di Singer è del tutto contraddittorio. Una dimostrazione: com’è possibile definire ciò che è giusto (in questo caso rinunciare allo specismo) e ciò che è ingiusto (non rinunciare allo specismo) se non utilizzando quella ragione che per Singer non deve essere più un elemento discriminante? Secondo lui, l’uomo, pur avendo la ragione, non è superiore agli animali, ma l’uomo stesso, proprio perchè ha la ragione, può prendere coscienza del fatto che la sua ragione non vale nulla, può prendere coscienza di ciò che Singer ritiene essere vero per tutti! Non basta questo per capire quanto faccia acqua, sul piano della logica, un pensiero di questo tipo? Il problema è che per Singer la logica non conta, in quanto la dignità non si misura con il possesso del raziocinio. Circolo vizioso. Si può argomentare: l’uomo non è superiore agli animali e nello stesso tempo affermare che l’argomentare non serve a nulla. Si deve aver coscienza del fatto che tutte le specie animali hanno la stessa dignità e, poi, si deve rifiutare la coscienza come elemento di differenza.

Inoltre, ciò che dice Singer si impone come una sorta di «dovere morale» per l’uomo, essendo tenuti a comportarsi così come dice Singer: ossia non ritenersi superiore agli animali, rifiutando lo specismo, ecc. Si deve credere in questo, Bisogna fare questo... ma gli animali? Agli animali è dovuto qualcosa? Evidentemente no, perché non hanno volontà e responsabilità. Noi dobbiamo, loro no! Noi dobbiamo credere in quello che dice l’animalismo, loro no! Noi dobbiaamo praticare il vegetarianesimo; loro invece possono mangiare carne. Noi non dobbiamo essere «crudeli» verso gli animali, mentre gli animali possono essere «crudeli» verso di noi.

La contraddizione sta tutta qui. Solo l’uomo può capire le stramberie di Singer e dell’animalismo. E forse solo per questo… gli animali sono più fortunati di noi.


Non c'è molto da commentare in relazione al testo pubblicato di cui sopra se non che l'autore dello scritto evidentemente (scegliete voi l'opzione che più vi aggrada):

1) Non ha letto il libro "Liberazione Animale" di Peter Singer
2) Ha letto solo in risvolto di copertina del libro "Liberazione Animale" di Peter Singer
3) Ha sentito parlare in autobus del libro "Liberazione Animale" di Peter Singer
4) Ha letto una versione tedesca del libro "Liberazione Animale" di Peter Singer e non ne ha ben compreso il senso