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LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA IL DIVIETO DI
ALLEVARE CANI E GATTI CAVIA. SIRCHIA: NON CI SONO ALTERNATIVE
La Regione Emilia Romagna aveva disposto il divieto
di allevamento di cani e gatti destinati alla ricerca sul suo territorio.
La Corte Costituzionale ha impugnato la legge regionale annullandola.
Congratulazioni
Fonte: Corriere della Sera
La Consulta boccia il divieto di allevare cani
cavia. Sirchia: non ci sono alternative
ROMA - «La vivisezione non può essere vietata da una
Regione. È materia di pertinenza dello Stato: ed è
lo Stato che deve legiferare, non le Regioni». Così
ha deciso la Corte costituzionale, dichiarando illegittima una legge
regionale dell'Emilia Romagna. Due anni fa il governo locale aveva
proibito autonomamente «allevamento, utilizzo e cessione a
qualsiasi titolo di cani e gatti a fine di sperimentazione oltreché
la vivisezione a scopo didattico su tutti gli animali». Il
ministero degli Affari regionali aveva impugnato il provvedimento.
I giudici della Consulta hanno accolto la richiesta del governo
concludendo che solo allo Stato «spetta dettare i principi
fondamentali» e quelli già esistenti rispondono «attentamente
al doveroso rispetto» verso gli animali. Viene richiamato,
tra l'altro, il decreto del '92 che ha introdotto una disciplina
«analitica, fortemente restrittiva della libertà di
sperimentazione». Non solo, aggiungono i giudici nella sentenza
scritta da Ugo De Siervo, queste prove sono indispensabili «sulla
base delle attuali conoscenze in campo scientifico».
Accoglie con favore il pronunciamento della Corte il ministro Girolamo
Sirchia, che non dimentica le suo origini di uomo di laboratorio:
«La sperimentazione purtroppo non può essere eliminata.
I farmaci prima che sui pazienti vanno testati sugli animali, non
c'è alternativa. È chiaro che vanno rispettate certe
condizioni e questo viene fatto dalle industrie italiane, risulta
dai controlli. L'Italia è un Paese civile». Sirchia
ricorda però quanti progressi siano stati compiuti nella
messa a punto di metodi alternativi. «Un giorno si arriverà
a fare a meno della vivisezione, con tecniche in vitro, come è
già possibile per un certo tipo di chemioterapia - afferma
il ministro -. Ma i tempi non sono ancora maturi per la totale sostituzione
di questi test con i tradizionali. Gli scimpanzé, ad esempio,
attualmente restano indispensabili per la sperimentazione del vaccino
anti Aids. Riconoscere la legge dell'Emilia Romagna avrebbe autorizzato
altre regioni a decidere in autonomia e la disparità avrebbe
messo l'Italia fuori dal contesto europeo».
L'iniziativa dell'Emilia Bologna era nata da un caso emblematico,
particolarmente pietoso. Cinquantasei cuccioli di beagle allevati
con questo fine in un'azienda di San
Polo d'Elza, la Morini, provincia di Reggio Emilia, e fermati
alla frontiera. Erano stati spediti in Germania, per essere utilizzati
come cavie da un'industria farmaceutica di Amburgo. Dal 2 agosto
del 2002, data di entrata in vigore della legge, il commercio di
cani e gatti da test è stato vietato.
«Il mondo animalista è deluso - commenta Daniela Guerra,
capogruppo dei Verdi in Regione e firmataria con Antonio Nervegna,
Fi, della legge -. Sono state accontentate le lobby farmaceutiche
e le università, in primo luogo i nostri 4 atenei. I metodi
alternativi ci sarebbero».
Protesta la Lav, Lega antivivisezione. «È una sentenza
dettata da poteri forti. Altro che protezione degli animali. La
Consulta non tiene conto della realtà. Sono oltre 500 i centri
italiani di ricerca e 900 mila gli esseri viventi uccisi ogni anno»,
commentano Gianluca Felicetti e Roberta Bartocci.
Margherita De Bac
Corriere della Sera
Esulta l'allevatrice dei beagle da laboratorio
«Volevano farci chiudere, ora sono serviti»
SAN POLO (Reggio Emilia) - Giovanna Soprani, titolare dell'allevamento
di San Polo, ha accolto con entusiasmo la notizia della incostituzionalità
della legge antivivisezione. «Alla fine - dice la Soprani
(nella foto) - abbiamo avuto ragione, e abbiamo fatto bene a resistere
tutto questo tempo. Ci volevano fare chiudere, ma ora sono tutti
serviti».
Ovviamente di tutt'altro tenore la reazione di Stella Borghi, presidente
della sezione reggiana dell'Enpa, che si è battuta per fare
approvare la legge. «Le ditte farmaceutiche - osserva - dovranno
ringraziare il Governo per questo regalo che è stato fatto
loro nel portare questa legge alla Corte Costituzionale. La sperimentazione
sugli animali, è in netto calo anche in Italia, ci sarà
pure un motivo. La vera scienza sta iniziando ad usare metodi alternativi,
e questo volere insistere sulla sperimentazione animale, serve soltanto
alla potente industria farmaceutica».
Il 'no' della Consulta colpisce una legge nata sotto l'effetto dell'emozione
per il salvataggio di 56 cuccioli di beagle, destinati alla vivisezione,
partiti da questo allevamento. Tutto ha avuto inizio il 29 maggio
del 2002, quando alla frontiera di Vipiteno, una pattuglia della
polizia fermò un camion proveniente dall'allevamento Morini
con i beagle destinati ad un laboratorio di Amburgo. Gli animali
furono sequestrati, e per loro ci fu una mobilitazione generale:
persino un europarlamentare di Bolzano si adoperò per acquistarli,
strappandoli al loro crudele destino.
Associazioni animaliste, e politici di ogni estrazione politica,
in poco più di un mese approntarono la legge regionale anti-vivisezione,
entrata in vigore il primo luglio 2002. Da allora è iniziato
un contenzioso fra il Comune e la Regione. Il sindaco di San Polo,
Ettore Ghielmi, aveva contrastato questa legge, rischiando anche
di farsi commissariale. Da quel giorno, l'allevamento Morini, che
da anni alleva e vende animali da sperimentazione (cani, topi e
conigli) ha dovuto cessare la vendita ai laboratori scientifici.
Tra gli animalisti estremi, è nato anche un coordinamento
per la chiusura dell'allevamento di San Polo. «Chiudere Morini»,
questo è il nome del comitato, da due anni tiene praticamente
sotto assedio la titolare dell'allevamento, le figlie, i dipendenti,
e i clienti. In alcune occasione le proteste hanno sconfinato. Nel
novembre del 2003, una fantomatica organizzazione animalista ha
rivendicato il furto di oltre 100 cani, dopo un blitz all'interno
dell'allevamento.
Il Resto del Carlino
Ora, l'allevamento Morini puo' tornare a vendere
cani ai laboratori.
(ANSA) - ROMA, 11 GIU - La sperimentazione su animali a scopo scientifico
non può essere vietata o, al contrario, ampliata dalle Regioni,
ha stabilito la Consulta. E' allo Stato che 'spetta dettare i principi
fondamentali' e quelli che già ci sono dal '92 bilanciano
'attentamente il doveroso rispetto verso gli animali sottoposti
a sperimentazione' ha sentenziato la Corte Costituzionale che dichiarato
illegittima la legge dell'Emilia Romagna che vietava la vivisezione
a scopo scientifico su tutti gli animali.
Bocciata la Legge regionale antivivisezione
Il Governo vince in Corte costituzionale l'ennesimo round del conflitto
legislativo con la Regione
BOLOGNA (11 giu. 2004) - Continua il braccio di ferro legislativo
tra Governo Berlusconi e Regione Errani. Questa volta il round è
andato all'esecutivo nazionale, che ha vinto il ricorso presentato
davanti alla Corte costituzionale contro la Legge regionale 20 del
primo agosto 2002. Si tratta della cosiddetta Legge antivivisezione,
che la Regione decise di istituire un paio di anni fa di fronte
al clamore suscitato a livello nazionale dal sequestro di un carico
di beagle destinati alla vivisezione e spediti all'estero da un'azienda
- la Morini di San Polo d'Enza, nel Reggiano - da tempo dedita a
questa attività.
Gli animalisti avevano da subito inscenato una serie di manifestazioni
contro l'azienda e il Comune, ma ben presto la polemica si era trasferita
a livello politico, con la Regione che si era decisa a promuovere
una apposita legge per vietare su tutto il territorio emiliano-romagnolo
allevamenti come quello della ditta Morini di San Polo.
Il primo agosto 2002 - dopo il via libera della Commissione sanità
presieduta da Graziano Delrio - era così entrata in vigore
la Legge regionale antivivisezione e il 17 settembre il vicesindaco
di San Polo, Giorgio Panciroli, aveva scritto al ministro Sirchia
chiedendogli delucidazioni circa l'applicazione di una legge che
- secondo l'amministrazione comunale del Reggiano - contrastava
con le normative statali e comunitarie.
Il 2 ottobre il ministro Sirchia aveva risposto al Comune di San
Polo annunciando l'intenzione del Governo di ricorrere alla Corte
costituzionale contro la Legge regionale. Nel frattempo erano continuate
le intimidazioni contro la ditta Morini e le manifestazioni pubbliche,
che in più di una occasione hanno creato problemi di ordine
pubblico a San Polo ma anche a Reggio [...]
Oggi il deposito della sentenza che, bocciando 3 dei 5 articoli,
annulla di fatto la Legge regionale antivivisezione.
Per maggiori informazioni: http://www.chiuderemorini.net
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