Oltre La Specie - Logo pigallery.designheaven.com
TORNA ALL'HOMEPAGE
:: chi siamo
:: eventi
:: manifestazioni
:: notizie e comunicati
:: appelli e proteste
  - riflessioni su Linzey
  - teologia animale
  - a volte ritornano
  - i pensieri del moscerino
  - animalismo per ragazzi
  - animalia
  - animalisti contro la guerra
  - colpisci e terrorizza
  - Il massacro degli animali e l'olocausto
  - umani troppo umani
  - psicologia e diritti animali
:: consumo critico
:: cosa puoi fare tu
:: libri e biblioteca
:: link
:: download materiali
:: gadgets
:: contatti - sedi
:: mappa del sito


I NEMICI DEGLI ANIMALI

Approfondimenti:
Campagna: Distruggere Parrelli!
Link: Campagna SHAC
Link: Campagna ChiudereMorini



LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA IL DIVIETO DI ALLEVARE CANI E GATTI CAVIA. SIRCHIA: NON CI SONO ALTERNATIVE

La Regione Emilia Romagna aveva disposto il divieto di allevamento di cani e gatti destinati alla ricerca sul suo territorio. La Corte Costituzionale ha impugnato la legge regionale annullandola. Congratulazioni


una persona interessata manifesta davanti alla Morini


Fonte: Corriere della Sera

La Consulta boccia il divieto di allevare cani cavia. Sirchia: non ci sono alternative

ROMA - «La vivisezione non può essere vietata da una Regione. È materia di pertinenza dello Stato: ed è lo Stato che deve legiferare, non le Regioni». Così ha deciso la Corte costituzionale, dichiarando illegittima una legge regionale dell'Emilia Romagna. Due anni fa il governo locale aveva proibito autonomamente «allevamento, utilizzo e cessione a qualsiasi titolo di cani e gatti a fine di sperimentazione oltreché la vivisezione a scopo didattico su tutti gli animali». Il ministero degli Affari regionali aveva impugnato il provvedimento. I giudici della Consulta hanno accolto la richiesta del governo concludendo che solo allo Stato «spetta dettare i principi fondamentali» e quelli già esistenti rispondono «attentamente al doveroso rispetto» verso gli animali. Viene richiamato, tra l'altro, il decreto del '92 che ha introdotto una disciplina «analitica, fortemente restrittiva della libertà di sperimentazione». Non solo, aggiungono i giudici nella sentenza scritta da Ugo De Siervo, queste prove sono indispensabili «sulla base delle attuali conoscenze in campo scientifico».

Accoglie con favore il pronunciamento della Corte il ministro Girolamo Sirchia, che non dimentica le suo origini di uomo di laboratorio: «La sperimentazione purtroppo non può essere eliminata. I farmaci prima che sui pazienti vanno testati sugli animali, non c'è alternativa. È chiaro che vanno rispettate certe condizioni e questo viene fatto dalle industrie italiane, risulta dai controlli. L'Italia è un Paese civile». Sirchia ricorda però quanti progressi siano stati compiuti nella messa a punto di metodi alternativi. «Un giorno si arriverà a fare a meno della vivisezione, con tecniche in vitro, come è già possibile per un certo tipo di chemioterapia - afferma il ministro -. Ma i tempi non sono ancora maturi per la totale sostituzione di questi test con i tradizionali. Gli scimpanzé, ad esempio, attualmente restano indispensabili per la sperimentazione del vaccino anti Aids. Riconoscere la legge dell'Emilia Romagna avrebbe autorizzato altre regioni a decidere in autonomia e la disparità avrebbe messo l'Italia fuori dal contesto europeo».
L'iniziativa dell'Emilia Bologna era nata da un caso emblematico, particolarmente pietoso. Cinquantasei cuccioli di beagle allevati con questo fine in un'azienda di San Polo d'Elza, la Morini, provincia di Reggio Emilia, e fermati alla frontiera. Erano stati spediti in Germania, per essere utilizzati come cavie da un'industria farmaceutica di Amburgo. Dal 2 agosto del 2002, data di entrata in vigore della legge, il commercio di cani e gatti da test è stato vietato.

«Il mondo animalista è deluso - commenta Daniela Guerra, capogruppo dei Verdi in Regione e firmataria con Antonio Nervegna, Fi, della legge -. Sono state accontentate le lobby farmaceutiche e le università, in primo luogo i nostri 4 atenei. I metodi alternativi ci sarebbero».

Protesta la Lav, Lega antivivisezione. «È una sentenza dettata da poteri forti. Altro che protezione degli animali. La Consulta non tiene conto della realtà. Sono oltre 500 i centri italiani di ricerca e 900 mila gli esseri viventi uccisi ogni anno», commentano Gianluca Felicetti e Roberta Bartocci.

Margherita De Bac

Corriere della Sera



Esulta l'allevatrice dei beagle da laboratorio «Volevano farci chiudere, ora sono serviti»

SAN POLO (Reggio Emilia) - Giovanna Soprani, titolare dell'allevamento di San Polo, ha accolto con entusiasmo la notizia della incostituzionalità della legge antivivisezione. «Alla fine - dice la Soprani (nella foto) - abbiamo avuto ragione, e abbiamo fatto bene a resistere tutto questo tempo. Ci volevano fare chiudere, ma ora sono tutti serviti».

Ovviamente di tutt'altro tenore la reazione di Stella Borghi, presidente della sezione reggiana dell'Enpa, che si è battuta per fare approvare la legge. «Le ditte farmaceutiche - osserva - dovranno ringraziare il Governo per questo regalo che è stato fatto loro nel portare questa legge alla Corte Costituzionale. La sperimentazione sugli animali, è in netto calo anche in Italia, ci sarà pure un motivo. La vera scienza sta iniziando ad usare metodi alternativi, e questo volere insistere sulla sperimentazione animale, serve soltanto alla potente industria farmaceutica».
Il 'no' della Consulta colpisce una legge nata sotto l'effetto dell'emozione per il salvataggio di 56 cuccioli di beagle, destinati alla vivisezione, partiti da questo allevamento. Tutto ha avuto inizio il 29 maggio del 2002, quando alla frontiera di Vipiteno, una pattuglia della polizia fermò un camion proveniente dall'allevamento Morini con i beagle destinati ad un laboratorio di Amburgo. Gli animali furono sequestrati, e per loro ci fu una mobilitazione generale: persino un europarlamentare di Bolzano si adoperò per acquistarli, strappandoli al loro crudele destino.
Associazioni animaliste, e politici di ogni estrazione politica, in poco più di un mese approntarono la legge regionale anti-vivisezione, entrata in vigore il primo luglio 2002. Da allora è iniziato un contenzioso fra il Comune e la Regione. Il sindaco di San Polo, Ettore Ghielmi, aveva contrastato questa legge, rischiando anche di farsi commissariale. Da quel giorno, l'allevamento Morini, che da anni alleva e vende animali da sperimentazione (cani, topi e conigli) ha dovuto cessare la vendita ai laboratori scientifici.

Tra gli animalisti estremi, è nato anche un coordinamento per la chiusura dell'allevamento di San Polo. «Chiudere Morini», questo è il nome del comitato, da due anni tiene praticamente sotto assedio la titolare dell'allevamento, le figlie, i dipendenti, e i clienti. In alcune occasione le proteste hanno sconfinato. Nel novembre del 2003, una fantomatica organizzazione animalista ha rivendicato il furto di oltre 100 cani, dopo un blitz all'interno dell'allevamento.

Il Resto del Carlino



Ora, l'allevamento Morini puo' tornare a vendere cani ai laboratori.

(ANSA) - ROMA, 11 GIU - La sperimentazione su animali a scopo scientifico non può essere vietata o, al contrario, ampliata dalle Regioni, ha stabilito la Consulta. E' allo Stato che 'spetta dettare i principi fondamentali' e quelli che già ci sono dal '92 bilanciano 'attentamente il doveroso rispetto verso gli animali sottoposti a sperimentazione' ha sentenziato la Corte Costituzionale che dichiarato illegittima la legge dell'Emilia Romagna che vietava la vivisezione a scopo scientifico su tutti gli animali.

Bocciata la Legge regionale antivivisezione

Il Governo vince in Corte costituzionale l'ennesimo round del conflitto legislativo con la Regione

BOLOGNA (11 giu. 2004) - Continua il braccio di ferro legislativo tra Governo Berlusconi e Regione Errani. Questa volta il round è andato all'esecutivo nazionale, che ha vinto il ricorso presentato davanti alla Corte costituzionale contro la Legge regionale 20 del primo agosto 2002. Si tratta della cosiddetta Legge antivivisezione, che la Regione decise di istituire un paio di anni fa di fronte al clamore suscitato a livello nazionale dal sequestro di un carico di beagle destinati alla vivisezione e spediti all'estero da un'azienda - la Morini di San Polo d'Enza, nel Reggiano - da tempo dedita a questa attività.

Gli animalisti avevano da subito inscenato una serie di manifestazioni contro l'azienda e il Comune, ma ben presto la polemica si era trasferita a livello politico, con la Regione che si era decisa a promuovere una apposita legge per vietare su tutto il territorio emiliano-romagnolo allevamenti come quello della ditta Morini di San Polo.

Il primo agosto 2002 - dopo il via libera della Commissione sanità presieduta da Graziano Delrio - era così entrata in vigore la Legge regionale antivivisezione e il 17 settembre il vicesindaco di San Polo, Giorgio Panciroli, aveva scritto al ministro Sirchia chiedendogli delucidazioni circa l'applicazione di una legge che - secondo l'amministrazione comunale del Reggiano - contrastava con le normative statali e comunitarie.

Il 2 ottobre il ministro Sirchia aveva risposto al Comune di San Polo annunciando l'intenzione del Governo di ricorrere alla Corte costituzionale contro la Legge regionale. Nel frattempo erano continuate le intimidazioni contro la ditta Morini e le manifestazioni pubbliche, che in più di una occasione hanno creato problemi di ordine pubblico a San Polo ma anche a Reggio [...]

Oggi il deposito della sentenza che, bocciando 3 dei 5 articoli, annulla di fatto la Legge regionale antivivisezione.

Per maggiori informazioni: http://www.chiuderemorini.net