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I NEMICI DEGLI ANIMALI

Approfondimenti:
Campagna: Distruggere Parrelli!
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LA NECESSITA’ DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE


Di seguito riportiamo la allarmata lettera di Silvio Garattini direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano (uno degli istituti italiani più famosi per l'impegno nella vivisezione) pubblicata da Il Corriere della Sera nel maggio 2003.
Il ricercatore lamenta una campagna in atto contro la vivisezione e denuncia addirittura la scesa in campo di gruppi di estremisti violenti che distruggono i laboratori (terroristi?).

Invitiamo il lettore a prestare attenzione alle affermazioni fatte dal Garattini nel suo articolo, a seguirne il senso, e poi a visitare il seguente sito per prendere visione di come i ricercatori si curano degli animali usati nei loro esperimenti:

http://www.novivisezione.org/mostra/index.htm

Qualora si avessero ancora dei dubbi sull'inutilità anche per l'uomo della "ricerca sugli animali", proponiamo di leggere 50 esempi (tutti documentati) di applicazione pratica sull'uomo delle ricerche condotte sugli animali non umani:

http://www.novivisezione.org/info/50disastri.htm

per approfondimenti: http://www.mediciinternazionali.org/

dal CORRIERE DELLA SERA
11 maggio 2003

Da qualche tempo è in atto un'offensiva politica e mediatica contro la sperimentazione animale, quel complesso di ricerche necessario per scoprire nuove terapie e migliorare quelle già esistenti.
Non si tratta di nulla di nuovo perché fin dai tempi di Pasteur esistevano gli oppositori, i precursori dei nuovi antagonisti della "vivisezione", un termine non più rispondente alla realtà, ma utilizzato ad arte per suscitare automaticamente visioni di orrore.
Come è noto la Regione Emilia Romagna ha impedito l'allevamento e l'utilizzazione di cani e gatti necessari per la sperimentazione biomedica, altre Regioni stanno proponendo simili leggi e a livello del Parlamento esistono addirittura proposte per abolire definitivamente ogni forma di sperimentazione animale. Questo movimento è affiancato da gruppi estremisti più violenti che devastano laboratori, incendiano macchine di ricercatori, inviano sistematicamente messaggi minatori, fanno picchetti davanti ai laboratori accademici ed industriali ed additano al pubblico disprezzo nomi e indirizzi di ricercatori su siti internet.
Di fronte a questa situazione è importante informare l'opinione pubblica che la sperimentazione animale è ancora indispensabile se vogliamo ottenere quei progressi terapeutici che tutti auspicano. Gli oppositori ritengono che gli animali siano così lontani dall'uomo da non poter essere utili per una sperimentazione. In realtà gli animali vengono utilizzati come "modelli" dell'uomo e ciò per ragioni molto precise. Organi e funzioni degli animali sono simili a quelli dell'uomo: circolazione, innervazione, sistemi ormonali, mediatori chimici sono comuni. I meccanismi genetici, la costituzione del materiale genomico, la composizione delle proteine sono spesso sorprendentemente conservati passando dal topo all'uomo.
Le nuove tecniche di biologia molecolare ci aiutano oggi a modificare gli animali, per ottenere modelli di malattia sempre più simili a quelli dell'uomo e su questi studiare meccanismi patologici, nuovi farmaci e trattamenti terapeutici.
Gli oppositori sostengono che l'utilizzo degli animali debba essere considerato obsoleto perché esistono metodi di indagine molto più recenti fra cui l'impiego delle culture cellulari in vitro. E' chiara la contraddizione: se gli animali nella loro complessità non sono un adeguato modello dell'uomo, ancora meno lo saranno poche cellule che crescono in una provetta. Ciò non toglie che le cellule non siano utili e non abbiano la loro importante funzione nella ricerca medica.
Non esistono moderni laboratori che non utilizzino tecniche in vitro; se dovessimo fare un'analisi dei metodi impiegati non vi è dubbio che oggi la maggiorparte delle ricerche riguarda studi in vitro.Tuttavia queste tecniche non sono affatto alternative ma solo complementari alle verifiche che per ora vanno fatte necessariamente in vivo.
D'altra parte chi avrebbe il coraggio di sperimentare nell'uomo un farmaco di cui non si conoscano le reazioni indotte preliminariamente in varie specie animali di piccola e larga taglia? Ciò non toglie che gli stessi ricercatori, anche solo per ragioni economiche, non siano impegnati a ridurre il numero degli animali. All'Istituto "Mario Negri" negli ultimi 20 anni il numero di ratti e topi è diminuito di circa 5 volte pur essendo aumentato di 4 volte il numero totale dei ricercatori. Fra l'altro è lo stesso progresso scientifico che ci aiuta. Ad esempio: da oltre un decennio non si utilizzano più animali per titolare l'insulina, perché oggi l'insulina si può misurare con metodi chimici. Una volta occorrevano importanti quantità di tessuto per misurare mediatori chimici cerebrali, oggi non è più necessario grazie al miglioramento delle tecniche analitiche; la stessa applicazione di tecniche statistiche è di grande aiuto a diminuire l'impiego degli animali. Gli stessi animali si sono avvantaggiati dei progressi, perché oggi più di ieri gli animali d'esperimento vengono trattati in modo da evitare ogni sofferenza o stress.
Storicamente l'impiego degli animali è stato indispensabile per il progresso della medicina. L'opinione pubblica deve sapere che se si riesce oggi a salvare delle vite attraverso trapianti d'organo è grazie alla sperimentazione animale. Se gli antibiotici possono evitare le epidemie del passato è grazie alla sperimentazione animale. Se siamo sbalorditi di fronte all'ardire dei moderni interventi chirurgici è grazie alla sperimentazione animale. Se abbiamo a disposizione farmaci anti-ipertensivi, anti-ulcera, anti-depressivi e tanti altri per ridurre la mortalità per curare malattie e migliorare la qualità di vita è ancora grazie alla sperimentazione animale.
Se vogliamo continuare a godere di questi progressi - e ce ne è bisogno considerando tutte le malattie purtroppo ancora incurabili - l'opinione pubblica deve accettare per il momento l'uso degli animali così come accetta di utilizzarli per il cibo quotidiano. I ricercatori non sono dei sadici, sono degli esseri sensibili che spendono lo loro migliori energie per rispondere alle drammatiche attese di chi soffre.


Silvio Garattini