“A proposito di populismo, qualunquismo, fascisti e 100% Animalisti nel movimento per la liberazione animale” - Gianluca Felicetti, presidente della LAV, risponde al comunicato di OLS

Riceviamo e pubblichiamo uno scritto di Gianluca Felicetti, presidente della LAV (Lega antivivisezione), inviatoci in risposta al comunicato di Oltre la Specie del febbraio 2013, “Il populismo e il qualunquismo, i fascisti e i 100% animalisti nel movimento per la liberazione animale” (leggi il doc>>)
Ringraziamo il presidente LAV per aver colto l’invito a un dibattito pubblico trasparente fra realtà sensibili alla sofferenza animale, un dibattito che non nasconda le differenze di opinione, ma anzi le espliciti a beneficio di un movimento che deve essere plurale ma determinato.
Con l’auspicio di veder proseguire (e allargare) questo scambio, riteniamo in prima battuta di dover precisare quanto segue.
Siamo sinceramente compiaciuti che una grande associazione come la LAV dichiari apertamente di combattere una battaglia di carattere politico, poiché riteniamo particolarmente importante il passaggio dalla “propaganda” individuale, spesso mirata a far mutare gli stili di consumo (l’ormai classico “go vegan”, ad esempio), alla richiesta di cambiare gli attuali rapporti di violenza istituzionalizzata tra umani e non umani tramite l’abolizione di una o più pratiche di sfruttamento: speriamo che l’attività della LAV e di altre associazioni sia sempre più caratterizzata in tal senso, al di là delle affermazioni di principio.
Non è invece nostra intenzione “fare la morale a chicchessia”, tutt’altro: critichiamo anche aspramente strategie o iniziative di vari gruppi animalisti perché crediamo che ciò sia importante per il miglioramento della condizione dei non umani, non certo perché pensiamo di poter vantare una maggior coerenza o un qualche tipo di superiorità morale.
E non giudichiamo le azioni in favore degli animali con il metro del “duro e puro”, né perché ci piaccia la masturbazione mentale, ma soltanto in base al nostro modo di vedere l’efficacia e la correttezza di tali azioni, un modo di vedere che è peraltro in continua ridefinizione, e non è certo esente da errori strategici o tattici, come è ovvio che sia nell’attuale situazione.
In conclusione abbiamo quindi colto con soddisfazione la presa di posizione di Felicetti su temi importanti come l’antifascismo, posizione che auspichiamo sia quella condivisa da tutta l’associazione, pur notando come il rivendicare il valore trasversale delle alleanze significhi non dare nessun peso alla relazione (per noi fondamentale) del rapporto che esiste tra sfruttamento animale e sfruttamento umano.
Cercare alleati tra coloro che sostengono e mantengono in vita l’attuale ideologia del dominio ( vedi sodalizio fra alcune importanti associazioni animaliste e l’ex ministra Michela Vittoria Brambilla) che usa umani e animali per autoperpetuarsi significa pensare che si possa fare qualcosa per gli animali prescindendo da quelle che sono le logiche che li annientano quotidianamente, significa compiere , a nostro avviso, dei concreti errori politici, su cui speriamo si possa aprire una discussione proficua per il movimento di cui facciamo tutti parte.
Oltre la Specie

A PROPOSITO DI POPULISMO, QUALUNQUISMO, FASCISTI e 100% ANIMALISTI NEL MOVIMENTO PER LA LIBERAZIONE ANIMALE

Raccolgo la necessità di “confronto autentico” lanciata da Oltre la specie nell’intervento “Il populismo e il qualunquismo, i fascisti e i 100% animalisti nel movimento per la liberazione animale” (leggi il doc>>) per, spero, comprendere meglio le “importanti differenziazioni” laddove esistono veramente ma anche le inaspettate comunanze che “possano seriamente mettere in crisi l’antropocentrismo”.
Lo faccio partendo dalla “casella” dove siamo stati inseriti nell’articolo, quella un po’ qualunquista e un po’ populista, rappresentata in particolare da alcune affermazioni-simbolo, secondo le quali “le grandi associazioni non hanno mai avuto l’esigenza di sottolineare l’aspetto politico della questione animale e hanno sempre fatto della trasversalità la loro bandiera”, “il loro motto è tutto fa brodo”, “chiunque potrebbe aderire alla richiesta di gabbie più grandi o di regolamenti per il benessere animale senza incorrere in gravi contraddizioni”, “attivisti generici”, “le grandi associazioni a occhi bendati sono convinte che ciò che conta è il numero”, “a patto di non disturbare troppo il buon senso comune del cittadino medio (pena il crollo dei consensi e delle tessere)”, “denunciano solo gli allevamenti intensivi (verso cui anche la maggior parte dei carnivori sarebbe peraltro contraria) e si incentiva qua e là lo stile di vita veg”, “non mettono mai in discussione l’organizzazione sociale umana con tutti i privilegi di specie che questo comporta”. “ingenuamente pensano che basta avere qualche parlamentare ‘forte’ per aiutare la causa degli animali”.

E’ evidente che la pur copiosa e in alcuni casi manipolata informazione che circola non riesce ad essere compresa o non fa conoscere veramente la realtà dei fatti. Per esempio:
la LAV fin dalla sua nascita nel 1977 e con rinnovato vigore dal 1990 ha fatto della rivendicazione dei diritti degli animali una questione politica nel senso pieno del termine. Basti pensare alle nostre campagne, alle nostre attività di condizionamento delle Istituzioni, le segnalazioni di candidati positivi e negativi alle elezioni. Sempre confrontandoci sui contenuti, non sulle appartenenze, sulla storia reale delle persone, perché non vi sono blocchi precostituiti, nel bene o nel male, ma la necessità di creare maggioranze, anche su - inevitabilmente - singoli punti;
sì, rivendichiamo la volontà di riuscire ad essere maggioranza con e fra le persone e questo anche fra i parlamentari. Se si riesce in maniera trasversale questo è un valore per la forza di questi cambiamenti. Per noi la politica “non è tutta uguale”, altro che qualunquismo;
pratichiamo da anni, nei fatti, l’antispecismo e la scelta vegana. Ora abbiamo inserito questi principi anche nel nostro Statuto. Ma queste radici forti e sicure non sono mura respingenti ma porte aperte;
la nostra idea di animalismo, minando alle basi il nostro impero di specie, ha messo sempre in discussione, nei fatti, l’organizzazione sociale umana. Ed ha sempre fatto del sostegno per i diritti umani, dei più deboli, dei discriminati umani un proprio segno distintivo. L’interconnessione di cui si parla nell’articolo, noi come persone e come associazione la pratichiamo proprio perché la riteniamo necessaria;
il “buon senso del cittadino comune” lo abbiamo disturbato eccome, chiedendogli ogni giorno di cambiare vita! E potremmo compilare una lista lunghetta di “cittadini comuni” che ce l’hanno con la LAV perché siamo riusciti a spezzare i loro interessi fondati sulla violenza sugli animali….;
negli anni anche la LAV, ovviamente, ha compiuto un suo percorso di scelte di stili di vita che fino all’altro ieri non erano quelle di oggi. Nessuno, a meno che non sia vegano da almeno sette generazioni e attivista da sempre, può fare la morale a chicchessia. Tutti invece, partendo anche dalle proprie scelte praticate, possono e devono essere il cambiamento che chiedono agli altri;
Il fatto di reclamare “mai più gabbie” non ci impedisce di capire che per raggiungere quel risultato è utile mettere in crisi economica e sociale un sistema di produzione anche attraverso l’aumento dei costi dovuti a “gabbie più grandi” per quello che è, attenzione, il solo atto normativo laddove non raggiungibile un altro tipo di maggioranza, e quando questo ambito ci è imposto dall’iter istituzionale. Proprio come è stato per le galline ovaiole. E questo lo conduciamo sotto un titolo di testa che è l’abolizione dell’utilizzo animale, la necessità di cambiamenti delle scelte alimentari, favoriti anche dalla conoscenza dovuta che si riesce a diffondere solo perché c’è il voto del Parlamento europeo. Non perché “il movimento” è riuscito a far parlare del dramma delle galline.
Si deve saper riconoscere la possibilità per ognuno di scegliere e condividere o meno la propria tattica o strategia (e tanti ancora confondono una con l’altra). E altra cosa ancora è il modus vivendi fra anime diverse, che non sono e saranno mai uguali, volenti o nolenti. Tanti, troppi, perdono tempo a dire, pubblicamente e con toni da Santa Inquisizione, cosa non va bene degli altri. Concentrandosi poco sulla realizzazione e l’efficacia delle proprie azioni. Potrei declamare che ho fra le poche tessere in tsca, anche quella dell’Anpi, valori in cui credo fermamente: ma la battaglia contro l’autoritarismo preferisco praticarla piuttosto solo che enunciarla. Dobbiamo infattisaper e voler praticare “unioni di fatto” senza vincoli burocratici. Noi lo stiamo facendo, lo abbiamo praticato. Abbiamo tutti in mente la vicenda Green Hill. Sapere che tutti hanno dato un contributo, davvero tutti , anche i populisti e i qualunquisti, visto il risultato, non è poi così male. Obiettivo giudiziariamente ottenuto grazie a chi nel 2004 ha ottenuto la Legge 189 che diversi che hanno gioito per i beagle liberati avevano allora spocchiosamente etichettato come “un passo indietro culturale”. E noi “zitti”, in nome del risultato ottenuto, non masturbandoci la mente se ciò che avevamo ottenuto fosse un risultato da moderati o “duri e puri”. C’era, c’è, esiste.
Infatti, è estremista o moderata la gattara che riesce a far riconoscere il diritto a una colonia felina di rimanere in un giardino condominiale? Non è antispecista essere riusciti ad affermare nel Codice Civile che il Condominio non può espellere un cane solo perché appartenente a un’altra specie? E’ moderato o estremista riuscire a far riconoscere il diritto a un bambino di mangiare veg nella mensa scolastica? Come definire chi ha fatto pubblicare in Italia per la prima volta “Liberazione animale” quando tutti gli editori rifiutavano il libro? E chi ha ottenuto le prime condanne ai circensi o l’equiparazione del diritto al mezzo di soccorso stradale animale di farsi largo nel traffico come quello umano? Altro che “tutto fa brodo”, ovviamente vegetale, questo è fare, concretamente, passi in avanti. Con i quali essere più forti per ottenerne altri.
Certo, non dobbiamo andare “tutti d’accordo” in un movimento che, peraltro, non sa nemmeno di esserlo veramente e ancora in parte, purtroppo, è votato all’autolesionismo. Dobbiamo invece mettere da parte tutti i nostri limiti, umani, noi per primi. Dobbiamo far esplodere il dominio umano sulle altre specie e non far implodere i nostri vicini di battaglia. Dobbiamo rispetto e compassione a tutti. Anche se non ci piacciono e anche la mia lista, visti i miei 34 anni di militanza, potrebbe non essere corta…
Dobbiamo renderci conto di essere nella stessa situazione di coloro che hanno combattuto la Seconda Guerra mondiale contro il nazifascismo. C’erano gli americani e i russi, gli inglesi e i francesi, i partigiani e fra loro i comunisti, i socialisti, i popolari, i liberali, Giustizia e Libertà, i monarchici e i repubblicani, anarchici ed ex ufficiali dell’Esercito. Assieme, ognuno per la propria parte, sono riusciti ad abbattere Mussolini e Hitler. Poi c’è stato “tutto il tempo” per riprendere le proprie differenze.
Le “basi culturali e l’orizzonte politico dentro i quali può nascere un movimento radicale come quello per la liberazione animale”, tema che ha posto giustamente Oltre la specie, devono essere dibattute non commettendo gli errori-tipici di altri movimenti ma soprattutto praticate. Essendo inclusivi, raccogliendo tutte le forze disponibili anche solo per singoli obiettivi. E non essere un movimento esclusivo, un pò setta ascetica e un pò circolo accademico. Ma affermare che è normale, deve diventare sempre più normale, lottare per una società senza discriminazioni di specie. Noi ci siamo.

Gianluca Felicetti

Presidente LAV

(puoi scaricare il documento nel formato *.doc>> oppure nel formato *.pdf>> )

Non è possibile lasciare nuovi commenti.